domenica 19 dicembre 2010

Anno nuovo, vita vecchia..

Lo studio dove lavoravo aveva chiuso i battenti, il giorno della Vigilia di natale, ed avrebbe riaperto subito dopo l'Epifania, per cui ero abbastanza libera di muovermi. Avevo ricevuto un bel numero di inviti per festeggiare l'ultimo dell'anno, e fù una gran fatica inventare scuse a destra ed a manca per "slalonare" gli amici invadenti. L'unico mio desiderio era quello di raggiungere Genova, e naturalmente trascorrere con Juri il Capodanno.
Mi organizzai con l'infame Lucia, e dopo aver raccontato ai miei genitori di un'amica che ci avrebbe ospitate a casa sua per un paio di giorni, la mattina presto del 31 dicembre, partimmo. Destinazione Genova.
Arrivammo verso l'ora di pranzo, e trovammo ad accoglierci un piacevolissimo e tiepido sole invernale. Non l'avrei mai detto, visto che a Torino il cielo era cupo e adornato di nuvoloni carichi di pioggia.
Lucia, alla guida della sua Ford Fiesta, entrò cautamente all'interno dell'insediamento, posizionato in località Foce, e, procedendo a passo d'uomo, si guardava intorno per individuare le roulottes dei nostri amici. Avevamo raccolto telefonicamente le indicazioni sull'ubicazione, ma generalmente gli insediamenti sono veri e propri labirinti, e non è facile orientarsi in mezzo a campine bianche tutte simili fra loro.
Ma quella volta fummo fortunate. Al fondo della strada che stavamo percorrendo, scorsi il Volvo grigio di Marco, parcheggiato proprio davanti all'enorme carovana di mamma e papà.
Ma forse, ancora prima di scorgere noi la Volvo, scorsero noi i bambini della famiglia, poichè sbucarono fuori dal nulla, e iniziarono a correre verso la nostra auto.
Dio come mi sentivo..a casa. Mi dava pace quel posto, quella gente e quella famiglia in particolare. Come amavo quei bambini chiassosi...
Li amavo così tanto, che sorridendo involontariamente, mi vennero le lacrime agli occhi.
Le urla dei bimbi richiamarano all'esterno della carovana Letizia, il cui viso si illuminò di gioia nel vederci. E dopo Letizia, arrivarono Rubens, Daniele, Karin, mamma e papà e tutti gli altri familiari. Fù un turbine di baci ed abbracci. Poi mamma prese le redini della situazione, e riportando la calma, invitò tutti quanti a prendere posto a tavola. Era ora di pranzo.

Come seta sulla pelle, il sole.

E' bellissima l'atmosfera del periodo che precede il Natale. Le strade della città sono allestite con abeti decorati, ai cui rami sono appesi finti pacchettini regalo, dai nastri multicolori. Collane di luci ad intermittenza, appese ai balconi delle case, danzano fra loro, come sicronizzate e rendono il paesaggio cittadino, ancora più irreale. La frenesia della gente , in corsa alla ricerca degli ultimi regali, non infastidisce. Credo sia perchè non ho mai letto nei volti di queste persone lo stress che generalmente appare sui volti della gente in corsa di qualunque altro periodo dell'anno. E' come se fosse tutto più ovattato.. più soft..! Oserei dire.. più felice. Chissà, forse davvero a Natale si è più buoni. Peccato che dal 27 dicembre si torna alla normalità, ed i visi compiacenti e sorridenti diventano nuovamente grugni insoddisfatti.
Comunque quell'anno per me il Natale aveva assunto un significato più intenso. Lo aspettavo con la stessa ansia di quando ero bambina, quando, speranzosa di poter trovare sotto l'albero i sogni di un anno intero, la sera pregavo, chiedendo perdono a Gesù Bambino per essere stata disubbidiente.
Quell'anno le luci brillavano di più, e la gente sorrideva di più. E gli abeti erano stati decorati meglio e.... Ma forse si trattava semplicemente di come io vedevo le cose, per la felicità datami dalla notizia che di li a poco avrei rivisto Juri.
Fù scarcerato la gelida ma soleggiata mattina del 29 dicembre.