venerdì 14 giugno 2013

Valentina

Non ho mai parlato di Valentina nel mio racconto, perchè Valentina era un'ombra, una presenza irrilevante.
Primogenita di tre sorelle, figlia di due poveri giostrai che ricavavano tutto il loro sostentamento da una attrazione composta da piccola vasca dove qualche cigno di plastica colorata galleggiava cercando di evitare la cattura da parte di maldestri bambini muniti di canne da pesca con il finale a forma di cerchietto.
Molto spesso i genitori di Valentina raggiungevano le piazze dei paesi dove i Rossi montavano le loro giostre,  e unendosi a loro, si ricavavano un piccolo spazio, fra l'autoscontro e il tiro a segno, sperando in qualche capriccio infantile che spingesse l'esasperato genitore a buttare via 1000 lire in quella attrazione che sapeva veramente di poco.
Quante volte Valentina e la sua famiglia si erano seduti allo stesso nostro tavolo? Innumerevoli...
Valentina che era poco più di una bambina prima che Juri iniziasse a fare le stronzate che ha fatto.
Valentina, piccola figura dalla pelle olivastra, che solo ripensandoci ora, trovavo irresistibilmente bella nella sua semplicità.
Lunghi capelli così neri da sembrare blu, occhi così tanto profondi da riuscire a leggerle l'anima, acerba nella veste dei suoi 16 anni.
Quante volte le guance di Valentina erano diventate rosso fuoco a seguito di una battuta, di una frase spregiudicata. 
Spesso l'avevo sorpresa a fissare i movimenti e le espressioni di Juri, ma mai quella figura di esile ragazzina aveva fatto nascere in me pensieri di gelosia.
E nonostante possa sembrare poco credibile, neppure in quella circostanza riuscii ad avere una reazione negativa nei confronti di quella ragazza. 
Anzi, provai un profondissimo senso di  pena...

mercoledì 12 giugno 2013

Sola e libera

Arrivai poco prima dell'ora di pranzo quella domenica a Castelnuovo, come ero solita fare. Ma stranamente non c'erano bambini a corrermi incontro. Non c'era neppure la musica e nessuna delle donne di famiglia era all'esterno delle carovane a imbandire il tavolo (che poi erano grandi assi appoggiate a cavalletti). 
Memore dell'ultima volta che un silenzio del genere era stato il prologo di un fatto molto grave, corsi verso la carovana dei genitori di Juri, luogo dove, alla luce di accadimenti particolari, si radunavano solitamente tutti i membri della famiglia.
Infatti erano li... Tutti quanti... ed aspettavano me.
Karin, con le lacrime agli occhi mi si butto letteralmente addosso, ed abbracciandomi forte disse in quel sinto che avevo imparato a parlare ed a capire, ma che oggi ho cancellato quasi completamente dalla mia memoria: "  Juri è andato via, è scappato con Valentina, stanotte.. E' andato via con lei..." 
E rimarcando la frase la ripeteva come una filastrocca... "Ha scelto lei, è andato via con lei per la vita...ha scelto lei...!"
Poi iniziarono le domande, mentre anni di sacrifici, di botte, di umiliazioni,  ma anche d'amore mi crollavano addosso.
" Perchè ha scelto di sposare lei? Perchè non sei andata tu via con lui? Cosa è successo? Perchè non ti ha portata via...perchè non ti ha aspettata?"
Ecco.. ora dovrei descrivere quello che ho provato in quel momento, ma non è così facile mettere per iscritto le innumerevoli sensazioni che mi bombardavano.
Posso dire che subito, ho avuto la sensazione di aver bruciato la mia adolescenza, di aver letteralmente buttato nell'immondizia gli anni più belli e spensierati della mia vita. 
Ho provato un senso irreale di vuoto, avevo dedicato a lui tutto ciò che era possibile dedicare, ed improvvisamente mi ritrovavo a non avere una ragione, un motivo per continuare la mia vita. Ero sola. 
Avevo ripudiato gli amici e le amiche, perchè con la loro razionalità avevano fatto di tutto per allontanarmi dai sinti. Vivevo per e con loro per tutto quanto mi era possibile fare. 
Ero sola, immotivata e .... libera. 
Questa parola "libera"  incominciò ad echeggiare nel mio cervello. Sola..e libera.
Libera di uscire, libera di trovare nuovi amici, libera di avere un fidanzato, di farmi le mie storie, libera di pensare, libera dalla paura di prendere schiaffi, libera da obblighi, libera di fantasticare su una vita tutta nuova, libera di vivere finalmente ciò che non avevo vissuto, perchè la presenza di Juri cancellava il resto del mondo. 
Ho pianto disperata mentre mani mi toccavano e braccia mi abbracciavano cercando di attenuare il dolore che provavo, ma quel dolore, nonostante fosse violento, portava con se un senso forte di liberazione.
Ed il secondo pensiero fu diretto ai miei genitori. Finalmente avrei donato anche a loro la serenità che meritavano.


E' tempo di decidere

Arrivata a casa mi infilai nel bagno e feci una velocissima doccia. Ultimamente la doccia aveva assunto per me un significato di purificazione dell'anima e non solo del corpo. Era come se l'acqua che scivolava sulla mia pelle portasse con via con se anche quel mondo zingaro. Passando davanti alla camera dei miei genitori mi soffermai sulla porta. Forse dormivano o forse facevano finta, finalmente sereni nell'avermi sentita arrivare a casa. Era giusto farli vivere così..? Mi sentivo una merda...
Raggiunsi quindi il mio letto, candido, profumato di ammorbidente. Ogni volta che mi ci coricavo, mi chiedevo se sarebbe stata l'ultima.
Rivedevo a rallentatore i gesti di Juri, risentivo le sue parole. Questa volta l'avevo davvero esasperato con i miei: ...ma..si...forse....
Ero un'esasperazione totale per tutti con la mia indecisione. Per i miei, per lui e per la sua famiglia.
Ero arrabbiata, ma solo con me stessa, per non essere in grado di assumermi le mie responsabilità in modo netto e definitivo.
Mi addormentai sicura che di li a poco mi sarei risvegliata con la soluzione ai miei problemi, e che se ciò non fosse accaduto, avrei preso comunque una decisione.


martedì 11 giugno 2013

Una macchina nella notte

"Manuela!"
Juri non mi chiamava..Juri imponeva la sua presenza, Juri ordinava.
Era di poco passata la mezzanotte e mi ero ormai convinta che tutto il discorso di Letizia non avesse alcun fondamento. Per tutta la serata Juri aveva bevuto, riso e scherzato con i fratelli, e alcuni amici che, saputo della sua scarcerazione, erano accorsi per salutarlo.
Ero in procinto di tornarmene a casa, per cui quel "Manuela!" inaspettato mi fece sussultare.
Mi raggiunse velocemente.
"Dove vai?"
"A casa, vado a prendere l'auto, tanto fra poche ore sono di nuovo qui"
"Stasera non torni a casa, e neppure domani sera. Stasera raggiungiamo dei miei cugini, in Emilia, e torneremo verso la metà della prossima settimana. Andrai a salutare i tuoi e a prendere i tuoi vestiti mercoledì o giovedì. Nel frattempo Valeria ti ha messo un po' della sua  biancheria in questa sacca. Hai soldi?"
Avete presente la reazione dei gatti, che, mentre attraversano la strada si trovano improvvisamente puntati addosso i fari di una macchina? Si paralizzano, incapaci di scappare o di compiere qualunque altra reazione per mettersi in salvo. Fissano i fasci di luce che puntano verso di loro e rimangono li... immobili, quasi a sfidare  il nemico, e quasi sempre la morte...
Ecco, io più o meno ebbi quella reazione. Sembrava quasi che il mio corpo non mi appartenesse perchè non c'era un solo muscolo che si comportava come il cervello gli ordinava di fare. Avrei voluto correre via ma..niente.
" Ehi, t'ho chiesto se hai soldi dietro! "
"Aspetta Juri.. Ho si e no 20.000 Lire ma non è per i soldi... è che non posso non tornare a casa stasera. I miei genitori morirebbero dalla preoccupazione. Devo sistemare ancora alcune cose. Non sono pronta..."
Strinse gli occhi riducendoli a due fessure. Non smetteva un attimo di passarsi le dita fra i capelli, cercando di domare quel ciuffo che gli ricadeva puntualmente sugli occhi. Ma il ciuffo non era l'unica cosa che stava cercando di domare. Mi accorsi che usava tutte le sue forze per rimanere calmo, per non lasciarsi trasportare dalla rabbia, dall'ira.
"Non sarai mai pronta. Mi prendi per il culo da mesi, mi hai rotto i coglioni..."
Mi prese per un braccio e mi fece girare su me stessa, obbligandomi nella direzione della strada, al fondo della quale avrei trovato la mia auto parcheggiata.
"Tornatene a casa, dalla mammina. E vaffanculo a te e a tutti i gagè..!"
Mi spinse allontanandomi da se...ed io presi a camminare, allontanandomi sempre più velocemente.
Tutto sommato era andata bene. Non le avevo prese..! Per come si era evoluta la cosa, mai e poi mai avrei pensato di tornare a casa illesa.
Salii sulla mia auto e mi immersi nella notte ..e nei pensieri.