venerdì 11 febbraio 2011

L'ospitalità di Giacomo

Il padrone di casa era l'anziano padre di Letizia, Giacomo. Un vecchietto dall'aria pacifica e bonaria. Piccolo di statura e grassottello come la figlia, sfoggiava un sorriso sdentato ma accogliente.
Era seduto su una vecchia sedia, davanti ad una grande stufa a legna, all'interno della quale stava cercando di infilare grossi pezzi di legno secco.
Si alzò e iniziò a salutare i parenti, stringendo mani ed elargendo baci alle donne ed ai bambini. Letizia mi presento.."Papà.. chila alè la fia d'Juri" .. ( ..lei è la ragazza di Juri..).
Credo che quell'uomo provò un'immediata simpatia nei miei confronti, e lo capii da come mi abbracciò. D'altra parte era reciproco; a pelle mi piaceva tanto. Era la versione striminzita di Babbo Natale.
L'ambiente che ci ospitava era un'enorme stanza con al centro un altrettanto enorme tavolo di legno scuro massiccio, al fondo della quale c'era il così detto "angolo cottura" composto da un lavandino in marmo, un decrepito frigo bombato, ed un gas a 4 fuochi che penso non incontrasse una spugna e un detergente da anni.
Sormontavano lavandino e cucina alcuni stipetti all'interno dei quali erano riposte le stoviglie.
Dall'altro lato della stanza c'era un divano di stoffa semisfondato, e su un piano con le rotelle c'era un piccolo ed antichissimo televisore.
In un battito d'ali, gli uomini della famiglia montarono nel mezzo della stanza, due cavalletti al di sopra dei quali misero delle assi di legno, per allungare il tavolo. E in brevissimo tempo, quel grandissimo tavolo improvvisato, fù coperto da tovaglie colorate e riempite di ogni tipo di cibaria e di bevanda.
La stanza era abbastanza calda. Nel resto della casa invece sembrava di essere dentro ad un frizzer.
La serata andò bene, mangiammo, e finimmo la cena proprio qualche minuto prima della mezzanotte..
A tavola ero seduta distante da Juri, che giustamente aveva preso posto vicino ai genitori ed ai fratelli. Ogni tanto i nostri sguardi si incrociavano, ed ogni volta che succedeva, sentivo un brivido correre lungo tutta la colonna vertebrale.
Il conto alla rovescia, ci trovò tutti quanti in piedi, e mi permise di avvicinarmi impercettibilmente a lui, senza essere notata.. Volevo essere la prima a baciarlo.
Lo scoccare della mezzanotte fù accompagnato dai botti dei tappi delle bottiglie di spumante che saltavano da ogni parte. Lo baciai per prima.. Almeno un desiderio l'avevo esaudito. Fù un bacio dato distrattamente sulle labbra. Avrei voluto piangere, ma l'orgoglio e la vergogna me lo impedirono. Il volume della televisione venne alzato al massimo da qualcuno, e le note musicali del programma in onda, riempirono la stanza di allegria.
I bambini ballavano e poco dopo anche qualche adulto si scatenò nelle danze. Il vino nero che aveva accompagnato la nostra cena, unito ai fiumi di vino bianco che bevevamo come buon auspicio per il nuovo anno, fecero il loro effetto.
Alcune coppie si lanciarono in sensuali balli corpo a corpo, e i giochi di mano diventavano sempre più audaci.
Quando la pendola suonò le tre, il padre decise che era arrivata l'ora di andare. Bastò il tono della voce deciso e come in una magia, tutti iniziarono a rivestirsi.
In verità, nessuno mi aveva chiesto dove avrei passato la notte. E me ne accorsi solo in quel momento, quando, vedendo prepararsi tutti i componenti della famiglia, mi chiedevo cosa dovessi fare, o meglio, cosa si aspettavano che facessi.
Ma a nessuno sembrava interessare.
Credo che Juri percepì questo mio disagio, perchè avvicinandosi a me, mi disse " Tu e Lucia state qui.. Tu dormi con me...Loro lo sanno"

giovedì 10 febbraio 2011

La fantasia salvezza della delusione


Ci sono situazioni in cui non ci sentiamo protagonisti, bensì spettatori della nostra stessa vita. Tutto ciò che accade lo viviamo in modo distaccato, quasi come non stesse accadendo a noi stessi. E' una forma di autodifesa che il nostro organismo mette in atto nei momenti in cui , o per il troppo dolore, o per la troppa gioia, tutto il nostro sistema potrebbe andare in tilt.
Ecco... Ricordo alcune cose, in maniera non troppo nitida, come se avessi osservato dall'alto quella figura di donna, nella quale riconoscevo comunque me stessa, correre verso quell'uomo fermo sulla soglia di casa, buttandosi fra le sue braccia spalancate ad accoglierla. O forse la donna non correva..Forse no.. Forse semplicemente si è avvicinata timidamente a quell'uomo, aspettando che fosse lui a buttarle le braccia al collo. E forse lui non l'ha neppure fatto. Ma si è limitato a sorriderle ed a toglierle dalle mani due enormi e pesanti pentole di coccio, girando su se stesso, ed entrando in casa, senza neppure dire una parola, senza neppure invitarla ad entrare, dando per scontato tutto quanto.
Beh, sta di fatto che ho rimosso quel momento. Forse l'avevo talmente immaginato e vissuto nella fantasia, che poi la realtà, molto diversa, ha fatto si che la fantasia predominasse su essa. Quindi il ricordo c'è, ma probabilmente non corrisponde a ciò che è realmente accaduto.

Freddo dentro e freddo fuori

Uscimmo da Genova ed imboccammo una strada Statale, mentre il mare si allontanava e le montagne sembravano essere sempre più vicine, tanto da poter essere sfiorate. Sentivo assottigliarsi anche il profumo della salsedine, e l'immaginazione mi faceva assaporare già il profumo della pelle di Juri.
Dopo circa un'ora di tragitto, arrivammo alle porte di un piccolo e desolato paese. Era Neirone. Lo attraversammo e una volta usciti dal centro abitato, imboccammo una stradina sterrata. Sembrava di essere nel Far West. Non c'era un'anima viva per le strade, e dalle finestre delle poche abitazioni uscivano luci fioche.
Finalmente la macchina dei genitori, che dominava la carovana di auto, si fermò. Un cascinale maltenuto, composto da un enorme fienile all'interno del quale si intravedeva una macchina agricola e una vecchia FIAT 127, e da una parte adibita ad abitazione, segnalava la fine della strada.
Uscii dal caldo abitacolo dell'auto, e fui avvolta dal gelo montano.
In quel momento avvertii una forte sensazione di disagio. Ma dov'ero? Cosa ci facevo li..? Per un attimo desiderai con tutta me stessa di tornare a casa, ma durò poco, giusto il tempo che precedette il momento in cui la porta del cascinale si aprì.
La luce dell'abitazione illuminò alle spalle la sagoma di Juri, che fermo sull'uscio sorrideva, guardando i movimenti che si svolgevano intorno ai veicoli parcheggiati alla rinfusa.
I suoi capelli erano di nuovo lunghi. Questa fù la prima cosa che notai.