martedì 11 giugno 2013

Una macchina nella notte

"Manuela!"
Juri non mi chiamava..Juri imponeva la sua presenza, Juri ordinava.
Era di poco passata la mezzanotte e mi ero ormai convinta che tutto il discorso di Letizia non avesse alcun fondamento. Per tutta la serata Juri aveva bevuto, riso e scherzato con i fratelli, e alcuni amici che, saputo della sua scarcerazione, erano accorsi per salutarlo.
Ero in procinto di tornarmene a casa, per cui quel "Manuela!" inaspettato mi fece sussultare.
Mi raggiunse velocemente.
"Dove vai?"
"A casa, vado a prendere l'auto, tanto fra poche ore sono di nuovo qui"
"Stasera non torni a casa, e neppure domani sera. Stasera raggiungiamo dei miei cugini, in Emilia, e torneremo verso la metà della prossima settimana. Andrai a salutare i tuoi e a prendere i tuoi vestiti mercoledì o giovedì. Nel frattempo Valeria ti ha messo un po' della sua  biancheria in questa sacca. Hai soldi?"
Avete presente la reazione dei gatti, che, mentre attraversano la strada si trovano improvvisamente puntati addosso i fari di una macchina? Si paralizzano, incapaci di scappare o di compiere qualunque altra reazione per mettersi in salvo. Fissano i fasci di luce che puntano verso di loro e rimangono li... immobili, quasi a sfidare  il nemico, e quasi sempre la morte...
Ecco, io più o meno ebbi quella reazione. Sembrava quasi che il mio corpo non mi appartenesse perchè non c'era un solo muscolo che si comportava come il cervello gli ordinava di fare. Avrei voluto correre via ma..niente.
" Ehi, t'ho chiesto se hai soldi dietro! "
"Aspetta Juri.. Ho si e no 20.000 Lire ma non è per i soldi... è che non posso non tornare a casa stasera. I miei genitori morirebbero dalla preoccupazione. Devo sistemare ancora alcune cose. Non sono pronta..."
Strinse gli occhi riducendoli a due fessure. Non smetteva un attimo di passarsi le dita fra i capelli, cercando di domare quel ciuffo che gli ricadeva puntualmente sugli occhi. Ma il ciuffo non era l'unica cosa che stava cercando di domare. Mi accorsi che usava tutte le sue forze per rimanere calmo, per non lasciarsi trasportare dalla rabbia, dall'ira.
"Non sarai mai pronta. Mi prendi per il culo da mesi, mi hai rotto i coglioni..."
Mi prese per un braccio e mi fece girare su me stessa, obbligandomi nella direzione della strada, al fondo della quale avrei trovato la mia auto parcheggiata.
"Tornatene a casa, dalla mammina. E vaffanculo a te e a tutti i gagè..!"
Mi spinse allontanandomi da se...ed io presi a camminare, allontanandomi sempre più velocemente.
Tutto sommato era andata bene. Non le avevo prese..! Per come si era evoluta la cosa, mai e poi mai avrei pensato di tornare a casa illesa.
Salii sulla mia auto e mi immersi nella notte ..e nei pensieri.



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