domenica 19 dicembre 2010

Come seta sulla pelle, il sole.

E' bellissima l'atmosfera del periodo che precede il Natale. Le strade della città sono allestite con abeti decorati, ai cui rami sono appesi finti pacchettini regalo, dai nastri multicolori. Collane di luci ad intermittenza, appese ai balconi delle case, danzano fra loro, come sicronizzate e rendono il paesaggio cittadino, ancora più irreale. La frenesia della gente , in corsa alla ricerca degli ultimi regali, non infastidisce. Credo sia perchè non ho mai letto nei volti di queste persone lo stress che generalmente appare sui volti della gente in corsa di qualunque altro periodo dell'anno. E' come se fosse tutto più ovattato.. più soft..! Oserei dire.. più felice. Chissà, forse davvero a Natale si è più buoni. Peccato che dal 27 dicembre si torna alla normalità, ed i visi compiacenti e sorridenti diventano nuovamente grugni insoddisfatti.
Comunque quell'anno per me il Natale aveva assunto un significato più intenso. Lo aspettavo con la stessa ansia di quando ero bambina, quando, speranzosa di poter trovare sotto l'albero i sogni di un anno intero, la sera pregavo, chiedendo perdono a Gesù Bambino per essere stata disubbidiente.
Quell'anno le luci brillavano di più, e la gente sorrideva di più. E gli abeti erano stati decorati meglio e.... Ma forse si trattava semplicemente di come io vedevo le cose, per la felicità datami dalla notizia che di li a poco avrei rivisto Juri.
Fù scarcerato la gelida ma soleggiata mattina del 29 dicembre.

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