mercoledì 17 novembre 2010

Dietro le sbarre.


Nei mesi successivi non accadderò avvenimenti d'importanza rilevante.

Ogni sabato ed ogni domenica, a bordo della mia Golf, raggiungevo Asti, e mi appostavo sotto le mura della Casa Circondariale. Rimanevo li l'intero pomeriggio, fino a quando il cielo iniziava a imbrunire. Allora tornavo a casa. Era il mio modo per stargli accanto. Non potevo vederlo, non mi erano concesse visite. Parcheggiavo l'auto sotto le mura del carcere, con l'illusione che lui potesse scorgermi da una di quelle finestrelle con le sbarre, e magari potesse sentire in lontananza le note delle canzoni che la mia autoradio sparava ad altissimo volume.

Stavo li e scrivevo, come se stessi parlando con lui. Pagine di scritti, fiumi di lettere, che lui non leggerà mai. Ho riempito quaderni, che purtroppo non trovo più.

Gli ho anche spedito qualche missiva, ma per rispondermi Juri aveva necessità di chiedere al compagno di cella di riportare su carta ciò che lui gli dettava, perchè il suo italiano era elementare.. da prima elementare per capirci.
Per due lunghi mesi, feci la pendolare, fino quando, una mattina di dicembre, a pochi giorni dalle festività Natalizie, il telefono dell'ufficio dove lavoravo squillò.
Rispose Marinella, con la sua voce calda e sicura, che divenne immediatamente fredda nell'attimo in cui mi chiamò dicendo "è per te"..!
Dall'altro capo del filo era Pablo. Potevo immaginare dal tono eccitato della sua voce, anche l'espressione del suo viso. Quando Pablo sorrideva, tutti i muscoli del suo volto partecipavano e gli occhi diventavano lucenti.
Mi disse che il giudice aveva concesso gli arresti domiciliari a Juri, e che fra Natale e Capodanno, l'avrebbero scarcerato. Asserì anche che avevano individuato il domicilio e che Juri avrebbe soggiornato presso uno zio di Letizia, in un vecchio cascinale situato nella parte montana alle spalle di Genova.
Un altro periodo era trascorso.. Pensavo il più duro, ma non era così.

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