martedì 6 settembre 2011

Mio padre, il mio Dio.

Intanto le settimane scivolavano via, insieme all'inverno. Le fredde giornate di inizio marzo, si alternavano con giornate soleggiate e con squarci di primavera. Iniziava a diffondersi nell'aria, il profumo dell'imminente fioritura.
Non ero più andata a Piacenza. le scuse erano molteplici e varie, ma poco credibili evidentemente, tanto da ottenere reazioni ancora più "rumorose" da parte di Juri, che sentiva scivolare via il proprio dominio e venir meno, il potere che esercitava su di me.
La tensione che si era creata nella mia famiglia, il gelo che percepivo e l'indifferenza che dimostravano i miei genitori, nei miei confronti, aveva provocato una ferita molto profonda dentro il mio cuore. Ed è così che una mattina, decisi di affrontare mio padre.
Quella mattina la ricorderò per sempre, nitida, come se non fossero mai trascorsi gli anni. Ricorderò per sempre il viso di mio padre, mentre mi parlava, un misto fra rabbia, impotenza e dolore e non scorderò mai, neppure il tremore delle sue mani e delle sue labbra..
Così, dicevo, quella mattina, mi recai presso la località dove mio padre svolgeva il suo servizio lavorativo. Lo cercai con lo sguardo fra la folla, e subito lo vidi. Tralascio volutamente la professione di mio padre, ma non il suo aspetto fisico, imponente, che emergeva fra i comuni mortali. Così l'ho sempre definito. Un Dio, il mio Dio. Diverso da tutti gli altri uomini, per bellezza, gentilezza, disponibilità.
Ero rimasta bambina sotto questo aspetto. Mio padre continuava a essere il "mio uomo preferito", e ancora oggi lo è.
I suoi occhi azzurri, incrociarono i miei e per un attimo mi sembrò quasi che mi sorridesse, ma fu solo un attimo.
Raccolsi tutto il coraggio che potevo e gli dissi : " Papà devo parlarti " .
" Si, lo so, andiamo a sederci in un bar. Anch'io ho delle cose da dirti".
In silenzio, ci incamminammo verso il locale più vicino e una volta entrati, dopo aver ordinato due caffè, cercammo il tavolino più appartato che c'era.
Rimasi li, zitta, alla ricerca disperata delle parole. Un pò come quando a scuola, si deve iniziare un tema, e non vengono le frasi giuste e a effetto, per catturare l'attenzione del professore che dovrà dare la valutazione.
Ma fu lui a rompere il silenzio pesante che si era creato.
E fra tutte le cose che non potrò mai dimenticare, non dimenticherò mai neppure le parole che stava per pronunciare.

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