mercoledì 24 ottobre 2012

Il complotto.

E venne il mattino del sabato.
Nonostante tutto, ci tenevo a essere bella. Era molto che io e Juri non ci vedevamo, e volevo avesse un buon impatto visivo.
Lavai i capelli, e li asciugai con cura, mi truccai e infine indossai i miei jeans preferiti, con i camperos.
Ormai i miei genitori, non chiedevano più dove andassi. Sapevano perfettamente che le mie mete erano legate alle feste patronali e di conseguenza ai sinti. Scorgevo dietro al loro saluto, lo sguardo infinitamente dolce e preoccupato di chi teme di non veder rientrare la propria figlia. Mi odiavo per la sofferenza che provocavo loro.
Arrivai a Castelnuovo prima di Lucia. Non avevo ancora raggiunto la piazza, che già sentivo echeggiare la mitica Born to be Alive. Il volume era assordante, e si poteva interpretare ciò, come un voler condividere con l'intero paese la gioia della scarcerazione definitiva del figliol prodigo. Lasciai l'auto in una via del paese e mi incamminai a piedi raggiungendo le giostre e le campine.
Come ogni volta, i bambini della famiglia (mi sono dimenticata di scrivere che  il numero era notevolmente aumentato) mi vennero incontro sbraitando, felici di vedermi.
Presi il piccolo e biondissimo Carlo in braccio, e mentre gli altri mi saltellavano intorno gridando "c'è una sorpresa..c'è una sorpresa!!" arrivai alle grandi roulottes colorate. Erano tutti li, intorno a lui.
Lui, il cui lungo ciuffo biondo gli cadeva sulle spalle, coprendogli parzialmente l'occhio destro, con indosso un paio di jeans e una t-shirt.  Benetton bianca. Aveva ripreso qualche kilo e fisicamente stava benissimo. Quando si girò e vedendomi mi sorrise, tutte le mie insicurezze e le mie paure svanirono, e mi si allargò il cuore. Rivederlo non più fra le quattro mura delle sue prigioni, ma libero, nel suo ambiente, in mezzo alla sua famiglia, cancellò momentaneamente l'immagine di uomo distrutto nell'anima e nel fisico, che aveva assunto durante la detenzione. 
La giornata trascorse a tavola e in allegria. Era un'occasione speciale, e proprio per festeggiare l'evento, si mangiò più o meno come si mangia in un cenone di Natale di quelli con i cazzi e i controcazzi, ma soprattutto si bevve fiumi di vino. L'effetto dell'alcol rendeva ovviamente tutti molto più sfacciati e loquaci, per cui uno degli argomenti che si trattarono fu proprio l'imminente "fuitina" che avrebbe visto come protagonisti me e Juri.
Mi dava quasi l'impressione, assistendo ai loro show, che sapessero qualcosa che io invece ignoravo. Come se quella giornata avesse un finale scontato per tutti loro, tranne che per me.
Feci un enorme sforzo per mettere da parte quella strana sensazione, cercando di essere più partecipe possibile a quella gioia familiare  che aveva contagiato persino i cani di famiglia, i quali saltellavano da un commensale ad un altro, approfittando degli avanzi di carne grigliata.
Avrei dovuto fidarmi di più delle mie sensazioni.

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