mercoledì 28 luglio 2010

Due cuori ed una campina..

Valeria busso con forza sulla porticina.
" Juri..duerta sun mi..."
Poi senza aspettare girò i tacchi e se ne andò.
Io rimasi qualche secondo che mi sembrò eterno, ad aspettare e quando la piccola porta bianca si aprì, trovai di fronte a me un Juri invecchiato.
Era dimagrito, il viso scavato e stanco. Aveva tagliato i suoi lunghi capelli biondi e l'immagine era quella di un uomo consumato.
" Entra" fu la prima parola che pronunciò, nessun saluto, nessun abbraccio, nessun sorriso...
Mi tornò alla mente ciò che era successo a maggio; strano, fino a quel momento non ci avevo pensato, invece ora le gambe mi tremavano.
Lo spazio interno delle campine è molto limitato, per cui entrai e mi posizionavi sul lato opposto del letto sfatto, mentre lui chiudeva la porticina assicurandola con un chiavistello artigianale.
Poi si mise seduto sul letto "Cosa fai in piedi..? Vieni qui.."
Probabilmente scorse nei miei occhi tutto il film che in quel momento proiettava la mia mente, e quindi la paura, perchè a quel punto il suo sguardo si fece dolce.. " Vieni vicino a me.. non ti farò del male.."
Lo raggiunsi, e facemmo l'amore.
Oh, non fù sicuramente come la prima volta, non era ubriaco, non fù violento e io non mi opposi, ma fù un amore molto meccanico. Nessun preliminare, nessuna coccola, nè prima nè dopo, non ci spogliammo neppure completamente. Doveva sfogare un istinto e saziare un bisogno fisiologico, placare una voglia dettata dall'astinenza forzata.
Ricordo che ero molto impacciata, non sapevo come muovermi, dove mettere le mani.. in fondo era come fosse la prima volta. Si certo non ero bacchettona, in teoria sapevo perfettamente cosa si doveva fare ma un conto è saperlo, un'altra cosa è mettere in pratica, specialmente quando il patner vuole concludere velocemente per la troppa voglia.
Infatti durò molto poco, e non mi vergogno a dirlo, ma nel frangente credetti anche di essere frigida, perchè non provai alcun piacere in ciò che feci.
Terminato si rimise i pantaloni, si accese una sigaretta e guardando sospettosamente fuori dalla finestrella, mi domandò se potevo tornare l'indomani sera. Naturalmente non c'era problema, speravo in quella domanda, come speravo che fosse legata alla volontà di stare con me.
Probabilmente desiderava anche vedermi, chissà, ma non fù quella la sensazione che ebbi, quando nel congedarmi si raccomandò di portare con me qualche lattina di birra.
Quando la porta bianca della roulotte si chiuse alle mie spalle, il silenzio avvolgeva il campo. Non era tardi, ma le famiglie erano rinchiuse nelle rispettive carovane. Forse perchè era umido e faceva freddo.
Era la prima volta che mi trovavo in un insediamento in quel periodo preinvernale.. e come era diverso rispetto all'estate. Per la prima volta provai un senso di tristezza e di angoscia per quello stile di vita.
Passai a prendere Maddalena da Valeria e salutando annunciai che ci saremmo riviste la sera dopo.

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