martedì 22 giugno 2010

la rapina..

Cenai velocemente ... o meglio ingurgitai ciò che mia madre aveva cucinato, senza nemmeno sentirne il sapore. L'aiutai a sistemare come sempre. Mentre liberavo il tavolo dalle stoviglie, all'improvviso sentii in lontananza rimbombare dalle potenti casse dell'autoscontro la musica. Ciò mi diede un apparente sollievo.
Decine di pensieri e di supposizioni, si accavallavano nella mia mente, mentre le note di Der Kommissar riecheggiavano nell'aria raggiungendo le mie finestre.
Alle 21.00 ero nuovamente in piazza. Le attività erano apparentemente quelle di sempre, ma i visi dei miei amici giostrai avevano espressioni che non conoscevo.
Mi infilai nella carovana della mamma. Era la prima cosa che facevo quando arrivavo. E' un segno di grande rispetto salutare i capi famiglia prima di qualunque altra cosa.
In realtà quella sera non pensai alle gerarchie da rispettare, avevo bisogno di sapere cosa fosse successo, e nulla mi fù nascosto.
Seduta vicino al tavolo, la madre accarezzava la tovaglia con movimenti continui e lenti, quasi autistici, fissando il movimento delle proprie mani. Vicina a lei, in piedi c'era la figlia Karin, che seguendo quasi lo stesso ritmo, le accarezzava la spalla.
Al mio ingresso, Karin si fermò e cercò di sorridermi, invitandomi a sedere. Poi iniziò a parlare. Mi disse che nel primo pomeriggio a San Paolo Sobrito, tre ragazzi armati avevano eseguito una rapina in una tabaccheria, in realtà una di quelle botteghe tipiche dei paesini, ove oltre ai sali e tabacchi, ci puoi trovare di tutto. Continuò, dopo una pausa.. anche se non era necessario essere prespicaci per immaginare il continuo. Bonzo, Ceres e ovviamente Juri, erano i tre rapinatori. Intercettati a seguito della segnalazione fatta dall'esercente dopo il fatto, erano stati inseguiti dai carabinieri lungo le strade delle colline astigiane, fino a quando si erano visti costretti ad abbandonare l'auto per continuare la fuga a piedi.
Ma mentre i primi due, venivano catturati dalle forze dell'ordine, Juri riusciva a far perdere le proprie tracce. Portati in Caserma, fornivano immediatamente l'identità del loro amico, dando tutte le coordinate per poterlo rintracciare presso la sua famiglia, dove pensavano fosse andato a rifugiarsi.
Sinceramente in quel momento, l'unica cosa che mi interessava, non era l'accaduto di per se, ma sapere dove fosse lui. Sapevo anche che mi era vietato chiedere, ci sono regole da rispettare e cose che non si domandano, si aspetta il momento giusto per essere spontaneamente informati da chi decide che è l'ora di farlo. In quel frangente però non riuscii ad evitare la domanda, ma naturalmente non ricevetti risposta....

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