mercoledì 23 giugno 2010

La rivelazione..

Con settembre arrivò l'autunno, e con l'autunno ricominciai a lavorare nel solito studio del solito Commercialista. Cercavo di tenere impegnata la mia mente, dedicandomi al lavoro, ed uscendo con le amiche di sempre, le quali come in una affettuosa gara di solidarietà, mi trascinavano nei locali più frequentati, nella speranza che qualche bel moretto potesse cancellare i miei ansiosi pensieri. Ma non davo spazio a nessuno, non permettevo a nessuno di entrare nella mia testa, non mi andava....
Una sera di fine settembre, terminata la giornata lavorativa, mi soffermai con le mie due simpaticissime colleghe Marinella e Rosy, davanti allo stabile ove lavoravamo. Era quasi un rito. Durante l'orario di lavoro, non sempre avevamo tempi morti per poter "cazzaggiare" , ma una volta chiuso lo studio, già in ascensore durante la discesa dall'alto piano in cui esso era situato , iniziavamo a tempestarci di cavolate, per terminare la giornata ridendo. Con loro era fantastico. Spesso ridevamo di nulla, ci bastava cogliere uno sguardo per iniziare con una serie di supidaggini senza senso. Ma il bello di essere giovani forse è anche questo.
Ci fermammo sul marciapiede qualche minuto, poi ci congedammo.
Mi incamminai verso la mia vettura, targiversando in quanto rovistavo nella borsa per trovare le chiavi della mia macchina, quando una figura familiare, ferma dall'altra parte della strada mi fece salire il cuore in gola.
Fermo, nella posizione tipica che assumono i sinti, appoggiato alla parete di uno stabile, intento a fumare una sigaretta, c'era Pablo, il quale appena accortosi che l'avevo riconsciuto, nonostante l'imbrunire, inarcò la schiena per staccarsi dal suo appoggio improvvisato, ed attraversò la strada venendo verso di me.
Mi sarebbe piaciuto trovarmi nei panni di un'altra persona per poter fotografare il mio viso in quel momento ed averne un ricordo nitido. Posso solo dire che l'impressione che avevo era che tutti i miei muscoli, non rispondessero più ai comandi. Provavo sensazioni che andavano dalla felicità di vederlo, ai sensi di colpa perchè fino a pochi minuti prima avevo riso, dando l'impressione di aver dimenticato la usa del mio dolore a chi mi vedeva dall'esterno.
Il suo saluto fù senza parole. Mi abbracciò in silenzio, poi si allontanò da me chiedendomi come stavo.
Parlammo per qualche minuto del più e del meno. Discorsi di circostanza del tipo "come state..?" fino a quando fù lui ad intavolare l'argomento a cui più tenevo.
Mi disse che lui e Valeria erano accampati all'interno del grande Parco della Pellerina. Strano pensai, non era mai successo che in quel periodo dell'anno qualcuno di loro fosse piazzato ad una così lunga distanza dal resto della famiglia. Poi aggiunse un paricolare.. Juri era con loro. Un calore si irradiò lungo tutto il mio corpo. Non esagero nel dire che ebbi una specie di mancamento. Mi sfogai mettendomi a piangere..

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