venerdì 18 marzo 2011

Vado avanti

Non ho l'umore giusto per scrivere stasera, ma non ho nemmeno sonno, quindi vado avanti, perchè questo racconto di vita vissuta abbia la sua fine.
Tornai a Neirone l'ultima settimana di gennaio, questa volta da sola, senza Lucia. Ero stata avvisata dai fratelli, che Juri avrebbe cambiato luogo di custodia detentiva.
Nonno Giacomo non riusciva a tenergli testa. Juri arrivava a sera marcio di alcol, e si sà, l'ubriachezza lo rendeva strafottente e violento all'occorrenza. Così su espressa richiesta dei parenti, il giudice aveva autorizzato il suo trasferimento a Piacenza, presso alcuni cugini che pur essendo giostrai, avevano una dimora fissa in quella città.
Il trasferimento era stato organizzato per il 10 di febbraio.
Così quella domenica di fine gennaio, fredda e uggiosa, partii da sola con la mia golf. Mi ero studiata il percorso sulla cartina, e facendo affidamento sul mio elevato senso dell'orientamento, giunsi a Neirone intorno all'ora di pranzo.
Juri sapeva che sarei arrivata, perchè avevo avvisato di questo Letizia, pregandola di non riferire nulla alla mia amica di campagna. Letizia aveva mantenuto il segreto.. Lucia non le piaceva per nulla, e non aveva tutti i torti.
Stranamente i miei genitori non fecero domande quando avvisai che avrei passato la domenica ad Asti, dagli amici del capodanno, e iniziavo a chiedermi il perchè di questa assoluta assenza di interesse su quelli che fossero i miei movimenti.
Ricordo che non ebbi tempo di entrare nella cascina, che Juri, ignorando le proteste di nonno Giacomo, che per l'occorrenza aveva preparato un pentolone di polenta, mi trascinò letteralmente al piano superiore.
Il suo saluto fù "Oggi ti ingravido, così vediamo se ti decidi una buona volta a lasciare tutto per stare con me. "
Fù l'ennesima giornata di mortificazione e violenza. Fra una lattina di birra scolata, e qualche sigaretta fumata, consumammo due o tre volte, velocemente, alternando gli amplessi a momenti di sonno ( i suoi ) dovuti non tanto alle performance ma all'alcol che ingeriva.
Ed io stavo li... Ad occhi aperti a guardare le pareti di quella stanza, chiedendomi perchè fossi tornata e maledicendomi perchè sapevo che non sarebbe stata l'ultima volta, ma ce ne sarebbero state altre ed altre ancora.
Quell'uomo era la mia calamita. Stavo male con lui, ma senza stavo anche peggio. Era come se avessi bisogno di provare dolore per punirmi di qualcosa, e dopo averne fatto il pieno, potessi tornare alla mia vita normale fatta di impegni quotidiani normali, fino all'esaurimento delle scorte, quando, andando in rosso, sentivo la necessità di farmi di nuovo male.
Ripartii prima che facesse buio, intorno alle 16 credo. Volevo scendere da Neirone con la luce del giorno, poi l'autostrada l'avrei affrontata anche con il buio serale, non era un problema.
Strinsi forte nonno Giacomo, sapevo che sarebbe stata l'ultima che l'avrei visto. Mi angoscia ancora oggi il pensiero di stringere una persona pensando che probabilmente non la rivedrò più..
Baciai Juri e lui approfittò per bisbigliarmi all'orecchio: " La prossima volta porta le tue cose, perchè non ti mando più a casa".
Annuii e salii nella mia macchina muovendomi in direzione del centro paese.
Per la prima volta non mi venne l'istinto di guardare alle mie spalle ciò che lasciavo. Partii e basta, come se dietro di me ci fosse il nulla..

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